venerdì 2 settembre 2016

Class 4: Italian version



Questa lezione affronta la questione del nome di Dio e dei nomi divini in generale.

L’inizio del Simbolo degli apostoli, “Io credo in Dio Padre”, ci invita a riflettere sui nomi di Dio e, in particolare, su quel nome che Egli rivelò a Mosè “nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell'Esodo e dell'Alleanza del Sinai” (CCC 204):

Mosè disse a Dio: “Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. Poi disse: “Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi. . . Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Es 3,13-15).

Questa è stata la “la rivelazione fondamentale per l'Antica e la Nuova Alleanza” (CCC 204). “Dio si è rivelato a Israele, suo popolo, facendogli conoscere il suo Nome. Il nome esprime l'essenza, l'identità della persona e il senso della sua vita” (CCC 203).

Il nome di Dio “Io-Sono” è misterioso ma rivela al tempo stesso una meravigliosa armonia tra fede e ragione, o tra filosofia e teologia. Ci sono infatti forti ragioni filosofiche per affermare, insieme a San Tommaso d’Aquino, che “Io-Sono” è “è il nome più proprio di Dio”.

Nella sua importante opera teologica, Summa theologiae, Tommaso offre un’analisi dettagliata della questione dei nomi divini. Egli spiega perché e in che senso alcuni nomi che noi usiamo per Dio possono esprimere la Sua essenza o sostanza. Una parte di questa analisi è dedicata al nome che Dio rivelò a Mosè nel roveto ardente.

In questa lezione, il Prof. Di Blasi riassume quel che dice il catechismo sui nomi di Dio e spiega come Tommaso affronta la questione dei nomi divini in generale e la questione del nome rivelato a Mosè in particolare.

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